Come se il corpo si mettesse a galleggiare, per conto suo, dentro una specie di sacchetto. E fuori dal sacchetto tutto il mondo. I pensieri schizzano per conto loro, fanno giri assurdi, prendono a frullare forte fino a diventare un niente.
Erica, da un po' di tempo si sente così. E anch'io.
Particolare della foto di Alessandro Omiccioli esposta ad Another View Photo Festival di Tolentino (MC).
Erica è una delle due protagoniste dell'ottavo romanzo di Chiara Gamberale "Quattro etti d'amore, grazie". Un titolo che mi ha colpito, così come la frase nel retro-copertina: "Quanto pesa quello che siamo? E quello che non abbiamo?"
Ve lo siete mai chiesti? Io ultimamente faccio spesso riflessioni arzigogolate che in realtà non mi portano molto lontano. Spesso le soluzioni le trovo dentro ai libri. Ci sono libri che sono come risposte. Altri che ti scatenano una serie infinita di domande. Come questo. Che ti fanno fare un viaggio dentro di te. Il tutto condito con una buona dose di ironia.
Alla base di questo libro c'è una dicotomia. Anche se sembra brutto dirlo, il mondo sin da quando siamo bambini, di divide in due: quelli strani e quelli normali. E gli uni vorrebbero essere gli altri. Ciò che si invidiano reciprocamente è ciò che più temono: i tranquilli l'incertezza, gli strani la stabilità.
Erica e Tea incarnano questa contrapposizione. Una strana, l'altra solida. Il destino le fa incontrare al supermercato dove si sbirciano i carrelli. Quanto è esotica la ragazza che compra solo una bottiglia di vino e una di salsa di soia? E quanto deve essere felice quella che compra la farina, lo zucchero, il latte, le uova? L'una immagina la vita dell'altra. Si descrivono senza parlarsi mai. Senza conoscersi realmente.
Erica, mamma di due figli, moglie apparentemente felice. Lavora in banca part-time. A casa sforna dolci. Gioca con i figli. Va a fare la spesa. Ma si sente sottovuoto da qualche mese. Il sottovuoto svanisce solo quando chatta con un vecchio compagno delle superiori.
Particolare della foto di Marco Mezzanotte esposta ad Another View Photo Festival di Tolentino (MC).
Tea, attrice famosa grazie ad una serie di successo che sta spopolando in tv. E' sposata con un attore di teatro. Un quasi fallito, molto più grande di lei. Non fanno sesso da anni ma lui è l'unico che non le fa sentire la sensazione di vuoto dentro, che sin da bambina la spinge a rubare nelle borse degli altri. Da un anno frequenta un personal trainer simpaticissimo, che la ama e farebbe tutto per lei.
Particolare della foto di Matteo Rigamonti esposta ad Another View Photo Festival di Tolentino (MC).
Erica vorrebbe un barattolo della stranezza di Tea, della sua eccezionalità. Vorrebbe essere più disinibita, saper ballare, scendere al supermercato in pigiama, girare il tantissimo mondo che c'è. Mentre Tea vorrebbe una buona dose della sua stabilità. Vorrebbe cucinare torte, allevare bambini, avere un marito che la ami. Nessuna delle due è soddisfatta della propria vita. Entrambe percepiscono l'esistenza capitata come una dannazione mentre, forse, è l'unica adatta a loro. Forse.
In tutto questo, quanto conta il ruolo della famiglia d'origine? Erica (la "normale") ha una famiglia incasinata. Non ha avuto punti fermi e quindi ha cercato la stabilità che ora però sembra stargli stretta ma che, probabilmente, non cambierà mai. Tea (la "strana") ha una famiglia d'origine solida alle spalle. Ha una lunga carrellata di pranzi della domenica da ricordare, quelli che le facevano diventare il sangue colla. Per questo lei rifugge la stabilità.
Ed entrambe, forse, aspettano un angelo che arrivi a salvarle. La salvezza è la fuga, in entrambi i casi. Ma questa fuga avverrà veramente? Lo scoprirete solo leggendolo!
Particolare della foto di Alessandro Omiccioli esposta ad Another View Photo Festival di Tolentino (MC).
E voi? Da quale parte vi sentite?
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