giovedì 6 novembre 2014

Alla scoperta del museo dei colori naturali di Lamoli

4 commenti:
 
L'autunno è la stagione dei colori e di questi vi voglio parlare in questo post, dedicato a un luogo che ha catturato la mia curiosità: il museo dei colori naturali di Lamoli. Siamo a 40 km dalla bella città di Urbino, in una piccola frazione di Borgo Pace, all'estremità ovest delle Marche, nell'Appennino umbro-marchigiano. Qui oggi vivono 200 persone e le fonti storiche attribuiscono la fondazione di questo luogo ai discepoli di San Benedetto nel VII secolo.


Nel chiostro dell'Abbazia benedettina di San Michele Arcangelo ha sede, dal 1998, questo museo molto originale che ci porta alla scoperta delle piante officiali tintorie, del loro antico uso, fino ad arrivare alla recente riscoperta e il loro contemporaneo e futuro utilizzo



Ho scoperto che i coloranti derivati dalla natura (piante e fiori) rimasero gli unici mezzi per colorare fino al 1856, data della scoperta del primo colorante sintetico. La parte più interessante di questo museo è la storia del colore che contraddistingue questa zona: il guado, il cosiddetto oro blu.



I colori in passato erano simboli di condizione sociale: il blu contraddistingueva i nobili ed era usato per dipingere i cieli e i drappi nei quadri fino al rinascimento. Blu è stata la base di tanti dipinti di Piero della Francesca, insigne artista del Rinascimento italiano il cui padre era un ricco commerciante di guado.



Ho scoperto che questa piccola area appenninica delle Marche, divenne tra il XIV e il XVII secolo, una rotta dei fiorenti traffici dovuti al commercio di questa tinta. A testimonianza restano le circa sessanta macine da guado in pietra (unico ritrovamento al mondo così consistente), veri e propri reperti di archeologia industriale recuperati nell’area montana della provincia di Pesaro Urbino. Una la troverete esposta nel grande spazio verde intorno al monastero.



A partire dal recupero di questi reperti e documenti nel 1998 è stato fondato il Museo dei Colori Naturali a Lamoli di Borgo Pace per rilanciare il patrimonio storico-culturale intorno a questi saperi.

Il Museo
Oggi nel chiostro dell’abbazia vi è la sede dove sono esposti i documenti d’archivio e bibliografici, l’erbario con le schede tecnico-scientifiche sulle principali essenze tintorie ed un laboratorio di sviluppo e ricerca per l’estrazione dei pigmenti vegetali da fiori, bacche, foglie e radici.

Nell’area adiacente l’originario monastero vi sono le coltivazioni sperimentali delle erbe tintorie, fruibili in un percorso segnalato e catalogato ed una serra adibita ad aula didattica. Qui in questo grande spazio verde potrete incontrare un albero meraviglioso. Credo di non averne mai visti di così belli. Grande e solitario in mezzo ad un grande prato. Sotto di lui una panchina dove sentirsi al riparo tra le braccia della natura.


In questo grande spazio verde i bimbi potranno divertirsi a correre, saltare, scoprire le piante. C'è anche un'area giochi con scivoli e altalene.Info utili
  • - Il museo è aperto tutto l'anno. Vi consiglio però di chiamare prima della visita.
  • - L’intero complesso che si chiama Oasi San Benedetto, oltre al Museo prevede un ristorante, un albergo e un centro di educazione ambientale “Natura in Movimento”. 
  • - Nel 2008 nasce Oasicolori Società Cooperativa che promuove e rinnova l'antica tradizione delle piante coloranti.
  • - C'è un'area camper a 500 metri  dal museo, immersa nel verde










4 commenti:

  1. Grazie Giorgia per questo post utile e (come sempre) con delle foto bellissime! Non conoscevo questo posto né ho mai sentito parlarne, ma lo aggiungo senz'altro alla lista dei posti da visitare.
    Un abbraccio!

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    1. Ciao! Grazie per il tuo commento. Il luogo è davvero interessante, te lo consiglio. Poi li vicino ci sono molte altre chicche da visitare, come Mercatello sul Metauro e Urbania. Purtroppo noi siamo andati con l'intento di fare un piccolo tour ma a Enea è venuta una forte otite e siamo dovuti tornare a casa...ma ritorneremo!

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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